Intervista
GILLES BUROIS – Guida e altoparlante alla Conservazione dei Musei di Grasse
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In cosa differiscono o sono simili i processi produttivi nei due paesi?
I processi di produzione sono molto simili. Possiamo fare la differenza a livello di produzione delle materie prime, in Italia troviamo principalmente agrumi, come il Bergamotto in Sicilia, o anche in Calabria. In Francia, invece, si nota la differenza di qualità dei fiori come il gelsomino, dovuta al terroir, quindi al know-how, al clima e alla qualità del terreno.
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Come vengono percepiti i profumi franco-italiani sul mercato internazionale?
Sono visti come le prime e le seconde industrie più conosciute. Quando parliamo di profumo, pensiamo ad un rinomato profumo francese o italiano.
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In che modo la cultura e la moda influenzano la creazione di profumi in Francia/Italia?
È così oppure no, sarebbe piuttosto il contrario? Da Paul Poiret, il primo stilista e profumiere, prima di Coco Chanel, Jeanne Lanvin, Schiaparelli o Giorgio Armani, Dolce & Gabbana, il profumo è diventato abbigliamento femminile. L'evoluzione della moda dell'abbigliamento e dell'alta moda si lega e quindi si lega all'evoluzione della profumeria e alla creazione dei profumi. Dopo la seconda guerra mondiale, anche la democratizzazione dell'uso dei profumi subì cambiamenti di moda.
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I profumi sono spesso associati agli stilisti o agli eventi di moda in questi paesi?
Cucito, sì, ma per il design, per me non si tratta solo di profumeria e cosmetica, ma non del design. Ma sempre di più, a partire dal 21° secolo, gli artisti si esprimono nella loro arte con il mezzo dell'olfatto e per le loro creazioni, spesso uniscono le forze con i Nasi, i profumieri.
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Come vedi il futuro dell'industria dei profumi in Francia/Italia?
Considerando gli ultimi dati, direi che il futuro dell’industria dei profumi in Francia e in Italia sarà più che florido, con la Francia che avrà sempre la precedenza.